Perché la Semiotica & lo Storytelling ispirano l’innovazione aziendale?

Nella realtà di ogni attività, c’è sempre la necessità di innovare. La concorrenza e i cambiamenti nell’economia globale rendono necessari il cambiamento e, dov’è possibile, l’innovazione. Confluiscono costrizioni energetiche, commerciali ed economiche, oltre a quelle legate al cambiamento nel comportamento del consumatore, tutti fattori che richiedono un’atmosfera di continua innovazione.


Ma creare l’innovazione è una meta sfuggente per molte aziende e gruppi di lavoro, un pò come cercare la felicità. Quindi, ci si chiede, come si incoraggia l’innovazione?


Molti studi ormai evidenziano ché, per favorire l’innovazione ci vuole un’atmosfera di collaborazione e tolleranza che permetta a ciascuno di provare varie ipotesi di fronte ad ogni problema senza la paura di essere criticato o, al peggio, giudicato.  Ed è proprio quest’atmosfera che viene contradetta dalla solita struttura aziendale italiana che punta sulla performance, soprattutto a breve termine, e su una gestione basata su una gerarchia di poteri. Allora, come cambiare?


Ovviamente, non si può cambiare di punto in bianco, non sarebbe possibile, soprattutto strada facendo dove devi mantenere certi limiti produttivi. Allora ci vogliono dei metodi psico/sociali che pian piano possano aiutare i dipendenti e i dirigenti a riabituarsi ad un approccio mentale diverso, basato sulla collaborazione e il raggiungimento dei traguardi. Bisogna agire sui comportamenti e su entrambi i lati di ogni collaborazione: la percezione da una parte e l’apertura al dialogo dall’altra. Questo reciproco cambiamento apre la porta alla comprensione e alla tolleranza ché, a medio termini, sta alla base di quell’atmosfera che incoraggia l’innovazione.


A questo punto entrano in azione i due strumenti ché, di fatto e inequivocabilmente, provocano quel cambiamento mentale da entrambe le parti: la semiotica e lo storytelling.


La semiotica non è nient’altro che un’analisi di come attribuiamo significati alle cose viste; dalle parole su un foglio di carta alle strisce sulla strada mentre guidiamo. Il meccanismo è facile da comprendere, ogni cosa che vediamo, in realtà, rappresenta simbolicamente un significato che abbiamo nella nostra memoria. Detto semplicemente, quando uno vede una segnaletica per strada, ottagonale e tutta rossa, sa che deve fermare il proprio veicolo. Non bisogna neanche scrivere STOP, perché in tutto il mondo occidentale, una segnaletica fatta così vuole dire STOP. Perché?


Semplicemente perché siamo tutti d’accordo su quel significato. Una forma ottagonale non ha nessun significato di per sé. È una forma come un’altra. Infatti, all’inizio del secolo scorso, quando l’automobile era una tecnologia d’avanguardia, non esisteva la segnaletica stradale e solo dopo migliaia di incidenti mortali, negli Stati Uniti hanno capito il bisogno di creare una segnaletica universale per tutti i stati su tutte le strade del paese. Così, nacque il famoso ottagono rosso con la scritta STOP.


Una volta che capiamo il meccanismo, ci rendiamo conto che il significato delle cose non risiede in quello che vediamo bensì nella nostra memoria. Questa consapevolezza rende tutti i significati relativi e ci costringe ad essere più aperti nel capire i significati delle persone che hanno esperienze diverse e che vedono le cose con occhi diversi. In breve, incoraggia la tolleranza. Non è facile insegnare la tolleranza, ci ha provato un certo Gesù e vediamo con quale difficoltà viene applicata.

L’apprendimento, con pratica, della semiotica ci costringe a capire quanto capiamo attraverso la nostra esperienza e come ogni esperienza sia diversa: prima condizione necessaria per accettare gli errori degli altri in un’atmosfera che incoraggia l’innovazione.


Lo storytelling è il secondo tassello della trasformazione per l’innovazione. Lo storytelling enfatizza l’importanza di interpretare qualsiasi esperienza come atto di trasformazione. Cioè, ogni trasformazione personale è il risultato di un cambiamento del punto di vista personale. E ogni cambiamento è un atto innovativo. Lo storytelling ha a che fare con la strutturazione di ogni racconto per dare significato all’evento raccontato. In breve, in qualsiasi film, il protagonista deve affrontare degli ostacoli (paura personale, muri di rigetto, difficoltà fisica, condizioni avverse, ecc. ecc.). La storia è come il protagonista supera gli ostacoli. Ma nel superare gli ostacoli, ogni protagonista deve capire delle cose in sé che non sapeva prima. Cioè, ogni storia è una storia di innovazione interiore: l’eroe scopre di essere capace di cose inaspettate, il protagonista scopre di essere capace di fare qualcosa che non sapeva fare prima, ecc. ecc.


Ora, se ognuno comincia a raccontare le proprie storie, succedono due cose. Primo, succede che è costretto ad organizzare gli eventi nella sua memoria e narrarli in modo che crei significato. Questo è un processo che rende ogni persona più vulnerabile in quanto deve riconoscere le proprie ansie e paure prima di superare qualsiasi ostacolo. Secondo, questa semplice consapevolezza, mette tutte le persone sullo stesso piano emotivo, aprendo la comprensione reciproca, altro elemento base per permettere l’innovazione di qualsiasi tipo.


Quindi, dopo una serie di incontri che mettono in pratica la semiotica e un programma di creazione di storytelling all’interno dell’azienda, si getta la base psico-sociale per una vera innovazione. Non importa in quale settore o sotto quali limiti, il cambiamento è basato sulla percezione emotiva di ognuno e, di conseguenza, ispira l’innovazione in un’atmosfera di tolleranza e reciproca comprensione. In quest’atmosfera, i rischi di sbagliare si minimizzano perché ogni errore viene vissuto come passo verso la soluzione e non come errore personale.


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